4.7.11

The Aquarium

Ho letto solo ora, con ritardo, il racconto di Aleksandar Hemon uscito sul New Yorker del 13-20 giugno che si intola The Aquarium. E' piuttosto tremendo in quanto parla della malattia e della morte della sua seconda bambina di meno di un anno. C'è un passaggio in particolare che mi ha colpito, perché Hemon descrive con molta lucidità la sua qualità di scrittore. Dice, "Much like Ella [la figlia primogenita che Hemon osserva giocare e intanto elaborare il lutto per la morte della sorellina], I'd found myself with an excess of words, the wealth of which far exceeded the pathetic limits of my own biography. I'd needed narrative space to extend myself into; I'd needed more lives". Questo "excess of words" mi sembra il dono e il problema di Hemon. Lo scrittore è infatti capace di usare la lingua inglese con un virtuosismo incredibile - e godevolissimo -, tanto più sorprendente pensando che non è neanche la sua prima lingua. Però... c'è un però, c'è uno iato che non saprei definire con precisione, tra l'elegantissima prosa e la storia che narra. Ho sempre la sensazione (anche in questo caso, in cui narra di un fatto così doloroso e personale) che la storia abbia qualcosa di non autentico. "The Aquarium" purtroppo non è accessibile online ai non abbonati alla rivista, quindi niente link.

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